In Italia, le famiglie con minori in stato di povertà sono tante e sono proprio i bambini e le bambine nella fascia tra 0 e 3 anni a registrare l’incidenza più alta di povertà assoluta, la quale si attesta attorno al 14,7% e, di conseguenza, quasi un bambino su sei tra 0 e 3 anni vive al di sotto della soglia minima in grado di garantire le necessità di base.
Lo studio
L’emersione di nuove fragilità sociali che stanno lambendo i più giovani e la volontà di lenirle promuovendo la fruizione dei diritti, ha spinto Caritas Italiana e Save the Children all’approfondimento di questi temi con la stesura della ricerca intitolata “Povertà minorile e aspirazioni: uno sguardo sull’Italia”. Interris.it, in merito ai dati emersi da quest’opera, ha intervistato il dott. Walter Nanni, sociologo, responsabile dell’ufficio Studi di Caritas Italiana e Focal Point per Caritas Europa sui temi della ricerca e della promozione degli Osservatori Caritas sulla Povertà.


L’intervista
Dottor Nanni, quali sono gli aspetti principali emersi dalla ricerca di Caritas e Save the Children sulla povertà infantile?
“È emerso che, le famiglie più povere, molto spesso, sono quelle che hanno dei bambini. Molti nuclei famigliari in cui ci sono bambini nella fascia d’età 0 – 3 anni, sono utenti della Caritas. Circa 14 mila famiglie si trovano a vivere tale situazione e, questo dato, ci pone un grave allarme. Queste non dovrebbero essere persone assistite dalla Caritas ma aiutate dai servizi sociali, data la presenza di soggetti in condizioni sfavorevoli come i bambini. Gran parte di queste, intorno al 70%, sono famiglie di stranieri ed hanno un unico bambino”.
Quali sono le maggiori difficoltà delle famiglie con minori a carico?
“Approfondendo le loro difficoltà abbiamo visto che sussiste un problema legato all’acquisto delle medicine, dei pannolini e degli alimenti per neonati. Su questi elementi c’è una certa sorpresa perché, anche questi, dovrebbero essere dei beni forniti in modo gratuito da parte delle amministrazioni pubbliche ma, invece, su certi aspetti, di fa ancora fatica ad avere una presa in carico sufficiente in merito a questa tipologia di situazioni. Oltre a ciò, chiedendo alle mamme le loro principali rinunce, è emerso che c’è un numero considerevole di loro, circa il 14%, che non riesce ad avere la possibilità di portare il proprio bambino dal pediatra. Questo costituisce un aspetto molto negativo in quanto, tale specialista, consente di avere una programmazione delle attività sanitarie e, conseguentemente, la situazione descritta implica che, alcuni, non conoscano questo diritto oppure che, il pediatra, è lontano dal domicilio o inaccessibile”.
In che modo, le condizioni di povertà, gravano sulle loro aspettative per il futuro?
“In riguardo alle aspettative per il futuro, quando abbiamo chiesto ai genitori cosa si aspettano per il futuro dei loro figli, è emerso un atteggiamento positivo e di speranza e questo è un elemento positivo. Molte mamme sperano che la propria figlia si laurei e trovare lavoro in futuro. Quindi, anche di fronte alle difficoltà di genitori con bambini molto piccoli, ovvero nella fascia 0 – 3 anni, sperano che la loro situazione possa cambiare e i loro figli stiano meglio. In loro, quindi, prevale la speranza”.
Com’è impegnata Caritas nel supporto ai bambini e agli adolescenti in difficoltà?
“La Caritas, nel 70% dei casi, eroga un aiuto di tipo materiale, soprattutto cibo, vestiti, alimenti per bambini e giocattoli. Tutto ciò viene fatto sia attraverso la formula tradizionale del pacco viveri e, nel caso di famiglie con minori, è sempre più frequente il ricorso agli empori della solidarietà a cui, in via prioritaria, vengono inviate proprio le famiglie. In questo modo, i nuclei familiari con bambini, possono scegliere gli alimenti giusti in funzione delle esigenze alimentari specifiche dei più piccoli. Oltre a questo, ci sono anche azioni di mediazione di comunità, ovvero si mettono in contatto queste famiglie con la rete del territorio e dei volontari, al fine di favorire un inserimento ed un’integrazione sociale per aiutarle a superare i momenti di difficoltà”.
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